Padiglione Centrale

Central Pavillion

Image Credit: Archivio Storico La Biennale di Venezia

1895

Image Credit: Archivio Storico La Biennale di Venezia

1930

Image Credit: Archivio Storico La Biennale di Venezia

1938

Image Credit: Archivio Storico La Biennale di Venezia

1968

IT / Il Padiglione Centrale, cuore dei Giardini della Biennale, sarà chiuso per l’intera edizione 2025 perché sottoposto a un intervento di restauro - coordinato degli studi Buromilan, Labics e Studio Fumagalli Architetto. Da qui prende le mosse l’installazione “Constructing la Biennale”.

Non è la prima volta che il Padiglione Centrale e la sua facciata sono oggetto di trasformazione, da quando viene costruito nel 1894 per ospitare la prima Biennale del ‘95, su commissione della municipalità veneziana e su progetto dell’ingegnere municipale Enrico Trevisanato. La sua prima facciata, disegnata dal pittore Mario De Maria, segue uno schema classico, con pronao, propilei, sculture e bassorilievi; viene modificata radicalmente nel 1914 su disegno di Guido Cirilli, che introduce un fronte leggermente concavo e due torrini laterali; infine, nel 1932, l’edificio diventa il Padiglione Italia con la facciata progettata da Duilio Torres, che inquadra il fronte concavo preesistente all’interno dell’iconico portale con quattro colonne bianche.

L’intero Padiglione è stato più volte rimaneggiato e modificato: nel 1968 Carlo Scarpa ne soppalca il salone centrale, raddoppiando la superficie espositiva; nel 1977 viene realizzato l’Auditorium di Valeriano Pastor, ora trasformato in Biblioteca; nel 2011 viene effettuata la riorganizzazione degli spazi espositivi e dell’atrio d’ingresso. Un concorso nazionale nel 1957, e un concorso a inviti nel 1988, testimoniano tentativi più radicali di riprogettazione mai realizzati; così come mai realizzati sono i progetti redatti nel 1962-63 da Carlo e Tobia Scarpa, e nel 1968-69 da Louis Kahn.

Attendiamo la prossima Biennale per il disvelamento del Padiglione restaurato: nel frattempo, “Constructing la Biennale” ci rivela ciò che dà forma a una biennale, chi sono gli attori dietro le quinte, e quali sono gli oggetti, gli strumenti e le prospettive in gioco.

EN / The Central Pavilion, the heart of the Biennale’s Giardini, will be closed for the entire 2025 edition due to a restoration project coordinated by the architecture firms Buromilan, Labics and Studio Fumagalli Architetto. This is the starting point for the installation “Constructing la Biennale”.

It’s not the first time the Central Pavilion and its façade have undergone transformation, since it was built in 1894 to host the first Biennale in 1895—commissioned by the Municipality of Venice and designed by municipal engineer Enrico Trevisanato. Its first façade, designed by painter Mario De Maria, followed a classical scheme, complete with pronaos, propylaea, sculptures, and bas-reliefs. In 1914, it was radically altered by Guido Cirilli, who introduced a slightly concave front and two lateral towers. Finally, in 1932, the building became the Padiglione Italia, with a new façade by Duilio Torres, who framed the existing concave front within the now-iconic portal featuring four white columns.

The Pavilion has been repeatedly modified over time: in 1968, Carlo Scarpa added a mezzanine to the central hall, doubling the exhibition space; in 1977, the Auditorium by Valeriano Pastor was built, later converted into a library; and in 2011, the entrance hall and exhibition areas were reorganized. A national design competition in 1957 and an invited competition in 1988 testify to more radical redesign attempts that were never realized, like the unbuilt projects by Carlo and Tobia Scarpa in 1962–63 and by Louis Kahn in 1968–69.

We now look forward to the next Biennale, when the restored Pavilion will be unveiled. In the meantime, “Constructing la Biennale” offers a behind-the-scenes look at what shapes a Biennale—who the key actors are, and what tools, objects, and perspectives are at play.